domenica 7 giugno 2015

Gita alle Ferie Medievali di Pavone Canavese. (Con sovrabbondanza di parentesi).

Premessa

All’inizio non volevo raccontare di questa gita. Non avevo approfondito le storia locale, non mi ero appuntata i nomi dei personaggi, non avevo neanche tutta 'sta voglia.
Poi è successo che mia cognata… Oh no, aspetta, così diventa troppo personale, Carmen potrebbe riconoscersi. Facciamo così, diciamo “la sorella dell’uomo che ho sposato”. 
Sorella di marito, insomma, verso la fine della nostra gita, mi informa di aver acquistato per suo figlio uno strumento musicale medievale, ma di essersi accorta che non era funzionante e di volerlo andare a cambiare. Ovviamente non era "rotto". E non era neanche uno strumento musicale. Ma ricominciamo da capo e con ordine.


Tema

Da quattro anni a questa parte, la famiglia Grillo si reca in gita alle famosissime ed internazionalmente note “Ferie Medievali”, che si svolgono a giugno, a Pavone Canavese. 
La preparazione comincia a marzo, quando uno dei due maggiorenni del gruppo esclama all’improvviso:“Ehi, guarda su internet quando fanno le Ferie a Pavone!”. 
“Sì, poi guardo…” risponde l’altra, mettendosi su internet a fare tutt’altro per almeno le due settimane successive. 
Al termine di un periodo di cazzeggio, che può protrarsi fino alle otto settimane, se l'autrice decide di impelagarsi nell'apertura di tre pagine Facebook, la famiglia scopre che la festa grossa è domenica 7 giugno. Dopodiché se ne scordano tutti, fino a venerdì 5 giugno. 

Il sabato sera precedente si va a dormire ovviamente molto tardi, perché siamo ribelli e non ce ne frega niente delle false regole che la società stabilisce per la gestione dell’alternarsi del sonno, essendo un chiaro complotto delle lobby della produzione della corrente elettrica. 
“Ma non eravamo andati al saggio di musica?” commentò la figlia dell’autrice, vent’anni dopo, leggendo questo post sul blog della madre.

Di solito andiamo da soli, e non capisco perché la gente si defili. Non è un progetto piacevolissimo quello di trascorrere una giornata al caldo torrido, con pochissime occasioni di riposarsi un po' all'ombra, in compagnia di una famiglia di isterici?

Per una volta però, riusciamo a convincere la sorella del marito dell’autrice a venire con noi, portando con sé i due figli, Riccardo (quasi 11), Elisa (quasi 6). 

(N.d.A.: Ne approfitterei per informare i numerosi lettori di questo blog che ancora non l’avessero capito, che l’autrice e il marito hanno tre figli, Sara (10), Davide (quasi 7), Ilaria (quasi 4). Ma visto che gli unici fedeli lettori di questo blog sono mio marito, mia sorella, la mia migliore amica e la summenzionata cognata, la precisazione non credo sia necessaria. Quindi procediamo come se non l’avessi fatta.)

Visto che a me, per questioni molto pratiche di logistica e sindrome premestruale assassina, piace arrivare presto, per gironzolare tra le bancarelle quando non c’è assolutamente nessuno, vorrei partire verso le 10 e arrivare verso le 11. Ma sabato, sento marito telefonare a sorella per accordarsi sull’orario, e dire “Vieni qui e partiamo insieme, verso le dieci...”. 
Immediatamente comunico a marito, con leggiadre e sofisticate mosse, molto simili a quelle degli sbandieratori storici misti allo sbattere d’ali di un albatros in picchiata, insomma ondeggiando con le braccia, “dille di venire per le nove”. Al marito non resta altro che terminare con un “dieci… meno un quarto”. 
Ok ok ok, partiremo alle dieci e trenta.

Domenica mattina ci siamo svegliati presto, abbiamo preparato i panini, la borsa frigo, i cambi mutanda/pantaloncini/maglietta che se si pisciano addosso/si colano addosso il ketchup/ si squagliano addosso il gelato, non si sa mai...

(N.d.A.: Nella realtà dei fatti, se si pisciano ok, li cambiamo, ma quando si sporcano, di solito siamo già così stanchi che abbozziamo una splendida teoria, che un giorno approfondirò nel manuale di puericultura che spesso mi ripropongo di scrivere, “Io mamma, tu cita”. La teoria? Quale.. oh sì, la teoria è “ma perché cambiare la maglietta per una macchiolina, quando sicuramente al prossimo gelato se ne fa una più grossa? cambiamola a casa”. Ottima.)

Urlati gli improperi e le minacce di rito, in merito al difficile percorso di vita che si prospetta a chi non obbedisce ai genitori (percorso che non di rado prevede molte tappe tra cui la prigione, il centro per l'impiego, il lavoro in miniera o come mozzo su una nave mercantile), abbiamo legato i bambini in macchina e siamo partiti (alle dieci e trenta).

Arrivati a Pavone, abbiamo pagato la gabella di ingresso (3 € gli adulti, gratis i bambini, 55 € mio marito che, cercando di entrare con una borsa frigo contenente 48 bottigliette da mezzo litro di minerale, ha dovuto pagare la quota per venditori di acqua in nero). 

Entrati nel centro storico giusto in tempo per il giuramento, incoronazione o presentazione di un qualche re, siamo andati alla ricerca di un bel posticino/ panchina al riparo dal sole per sederci e mangiare. 
Abbiamo mangiato seduti su un muretto umidiccio. 
Che conteneva un formicaio. 
Scartando panini portati da casa davanti al banchetto della panetteria. 
E bevendo una birra in lattina comprata da mio marito ad un banco che non voleva davvero vendergliela (e marito per dispetto ha requisito proletariamente un bicchiere). 

Il muricciolo era ovviamente alla base di un’aiuola stretta e ripida, dove i bambini si sono fastidiosamente arrampicati per mezzora. Ma, grazie alla clemenza della corte, nessuno è caduto. E badate bene, disponevamo di una buona percentuale di frignoni. 

Prima di ricominciare la nostra marcia senza meta tra i vicoli, abbiamo trovato un bagno che aveva l’aspetto di un bagno pubblico, ma nessuna indicazione esterna in merito. Sembrava un segreto di paese, un locale dove la gente prima di entrare si scambiava loschi segnali, stile massoneria, con quelli delle bancarelle vicine. Prima di usufruirne, abbiamo mandato in avanscoperta marito. Vedendolo riemergere, senza nessuno che lo rincorresse per menarlo o per farsi versare un’ulteriore gabella, rincuorati entriamo, usufruiamo, e andiamo a prenderci un caffè , in attesa del corteo storico.

Arriva il corteo storico, seguiamo il corteo storico. 
Il corteo storico va verso il castello per la strada lunga, non seguiamo più il corteo storico. 
Il corteo storico ricompare nella via dove siamo passati per vedere una mostra d’arte, seguiamo il corteo storico. 
Il corteo storico si ferma in piazza dei martiri, lo guardiamo un po’, poi torniamo indietro verso la piazza del comune, dove dovrebbero cominciare a duellare. 
Il corteo storico ci raggiunge lì, e poi si disperde.

Aspettando l’inizio dei duelli (N.d.A.: Per descrizione visiva, vedere video su youtube, se disponibili) ho finito di ustionarmi la spalla destra, che era rimasta protetta dalla spallina dello zaino. 


Risoluzione della premessa (il corno)

Nel frattempo, cognata e figlio maggiore (suo) si sono allontanati in direzione bagno. Quando tornano, nipote (mio) ci mostra con entusiasmo il corno di bue (di plastica) che ha comprato. E, giustamente, cognata, osservandolo bene, nota come manchi il caratteristico buco sulla punta, dove il figlio dovrebbe appoggiare le labbra e soffiare, per produrre il melodioso suono dei suonatori di corna di bue medievali.

Secondo me, il fatto che per tutta Pavone girasse gente medievalmente vestita, che tracannava birra versata in enormi bicchieri ricavati da corna di bue, avrebbe dovuto suggerirle qualcosa. 
Anche l'etichetta "100 ml" applicata sul lato, avrebbe potuto costituire un valido indizio sul reale scopo del corno. 
Per fortuna alla fine abbiamo impedito che cognata tornasse dal venditore di bicchieri per chiedergli se poteva cambiare il suo bicchiere con un altro, possibilmente già bucato sul fondo.
(N.d.A.: Io mi ci sono imparentata volontariamente.)


Fine

Nel frattempo, i duelli sono terminati, con un'ultima apparizione del corteo storico, in particolare gli sbandieratori, che hanno magistralmente sbandierato, e i suonatori di tamburo, che hanno tamburellato.

Prima che i vincitori del torneo venissero premiati, siamo tornati a casa. 
Spero anche il corteo storico.


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