martedì 22 settembre 2015

Francia 2015 - Giorno IV e V

Giorno IV

Finalmente, oggi visiteremo la vera meta delle nostre vacanze. La meta principe. La meta principessa, va. Venti minuti di macchina ed eccoci a Eurodisney. 

Dopo un anno di ricerche su internet e indagini su ogni forum, siamo alle casse, pronti a sganciare i nostri 108 € a persona per un abbonamento annuale valido dal 3° giorno successivo alla sottoscrizione. (N.d.A.: Potrebbe non sembrare, ma è davvero la soluzione più economica per 5 persone, ci sono alcune formule pacchetto che richiedono in pegno il primogenito.)

Dopo aver convalidato il nostro passaporto, dispieghiamo la mappa del parco per capire come muoverci e decidiamo di procedere alla cazzo, tanto abbiamo un sacco di tempo, e lo facciamo correndo, perché ci piace essere bipolari.

Per fortuna il check-in dello StarSpeeder3000 è proprio davanti a noi. Ma non facciamo in tempo a salire ed allacciarci la cintura di sicurezza, che il droide al comando perde il controllo del mezzo e ci fa precipitare fuori dalla stazione spaziale, per rimanere subito coinvolti in uno scontro tra l’Alleanza Ribelle e i caccia del malvagio Impero Galattico. In qualche modo il cargo rientra alla base, dopo aver attraversato un campo di asteroidi, e scendiamo sani e salvi, smadonnando in più di sei milioni di lingue. 

Mentre Ilaria e Davide sbocconcellano la seconda colazione, Fra e Sara vengono sparati su un cannone dalla Terra alla Luna. Appena scesi, siamo tutti convocati dal Buzz Lightyear (N.d.A.: Buzz in francese viene tradotto in Buzz L’eclair, e non ho capito bene se sta per l’eclair il fulmine o il bignè ripieno di forma allungata) per combattere contro le truppe del malvagio imperatore Zurg. Vinta anche questa battaglia, ci avventuriamo verso Fantasyland, la zona del parco dedicata alle principessine gnagnarellose.

Moltissimi bambini che vengono portati a EuroDisney sono travestiti da principesse/principi/pirati/olaf (vestito originale, minimo 50 euri), alcune (tante) principesse hanno anche il set scarpette (col tacco)/ guanti/ corona/ parrucca/ borsetta...
Ovviamente Ilaria è rimasta colpita, in un primo momento, da queste mini-parate, ma sono riuscita a spiegarle, da genitore moderno, che non dice bugie ai suoi figli ma spiega loro la verità con parole semplici e con un ragionamento “accompagnato”, che c’erano validi motivi pratici per preferire un abbigliamento sportivo e comodo. 
Purtroppo il ragionamento accompagnato è faticoso, infatti, giunti alla fatidica "richiesta acquisto palloncino a testa di topo", mi è uscito un “lo sai che spesso i falchi che volano in alto sopra il parco, vedendo i bimbi col palloncino da lontano li scambiano per topi e si lanciano in picchiata per agguantarli con i loro artigli e portarli via?”. 
Un elevato inarcamento di una singola arcata sopracciliare di Davide è bastato a chiudere l’argomento.

L’entrata principale nella zona gnagnarelle è attraverso il famoso Castello di Aurora. Oltrepassato il portone si possono visitare il castello, la piccola boutique dei gioielli delle principesse, la piccola sartoria dei vestiti delle principesse, la piccola casetta delle delizie zuccherose delle principesse e il piccolo cottage del punto prelievo bancomat per il re e la regina. Noi, da repubblicani convinti, siamo andati sulle giostre dei vari PeterPan, Pinocchio, Alice, Dumbo (tutti abbastanza anti-monarchici, tendenti alla libertà personale e alla liberalizzazione delle droghe leggere, non volendo dare troppo peso allo sfortunato incidente con gli psicofarmaci di Alice).

Dopo pranzo ci siamo dedicati a pirati, miniere e case del terrore. 

La casa stregata era molto attesa da Sara e Davide, che si aspettavano chissà cosa. Di conseguenza, appena entrati, constatando che l’attrazione era sì “costruita bene” a livello scenico, ma in realtà poco terrorizzante, i giovani grilli stavano già iniziando a sbuffare di noia. Come non approfittarne, aggiungendo un piccolo tocco personale all'attrazione? 
Appena saliti a bordo del “divanetto-giostra” ho artigliato da dietro il braccio di Davide, sprigionando una risata maligna&profonda. Ho quindi ottenuto, a differenza della giostra, una recensione brillante e molto positiva da parte di Sara.

Ultima tappa, il teatro del Far-West, dove ci attendeva la principessa Anna di Arendelle, intenta a preparare una festa a sorpresa per sua sorella, la regina Elsa! 
Ma... oh nnnooooo! Una tormenta di neve ha impedito al coro di cantanti di raggiungere il palazzo! La festa rischia di essere rovinata, cosa si può fare?? Pubblico del teatro, volete darci una mano voi?? Siiiii!!!!! Volete essere voi il nostro coro? Doppio siiiii!!!! Dai allora, tuttiassieemeee!!! (N.d.A.: Nei prossimi giorni lo rivedremo altre due volte, facendo un rapido calcolo posso dire di aver visto all'incirca un migliaio di piccole Else effettuare tutte insieme le famose mosse “ innalzamento palazzo” e "sbattuta di piede sullo scalino” e migliaia di genitori/nonni cantare libereèèè... delivreeeèèèèè!!!  Molto commovente.)

Prima di uscire, la parata è un must di EuroDisney. Ma non quella ufficiale, che vedremo nei giorni successivi. La prima sera abbiamo partecipato alla parata-spettacolo intitolata  “Diventa tu la protagonista”, a cui le famiglie potevano partecipare, ognuno con la propria scenetta personale, inventata/ interpretata/ cantata e ballata da sé. 

La trama della nostra scenetta è stata la seguente: una piccola principessa viene trascinata per mani e piedi dalla servitù crudele verso le porte di uscita dal parco, lei canta la famosa canzone “Resisterò", il cui ritornello “Voglio restare a vivere qui per sempre” riceve dalla malvagia servitù la risposta corale “Dai che torniamo nei prossimi giorni”, ma la piccola (e un po’ smoccolante) principessa non si arrende e proclama a pieni polmoni “Non voglio andare via maaaai piuuuuuù”, al che la servitù decide di risparmiare il fiato nei controcanti e aumentare la forza di trascinamento.

Mentre impersonavamo la nostra scenetta, ho notato che altre famiglie avevano avuto idee simili, ma posso dire con certezza che gli acuti di Ilaria hanno raggiunto livelli ineguagliabili, facendo precipitare un intero stormo di passerotti appollaiati sui lampioni della Main Street (lampioni che non si sono animati e non hanno partecipato al coro, particolare abbastanza deludente…).

Sfatti e disfatti siamo tornati a casa, quasi ringraziando la sorte che nei due giorni successivi l’ingresso per gli abbonati non sarebbe stato disponibile, dandoci così il tempo di riprenderci. 


Giorno V

Giorno V,  V di Verstiegenheit.

Una parola tedesca che sta per "vagare da soli, per territori inquietanti e desolati, al di fuori di ogni limite cartografico e segnale di direzione". 

In pratica, sono andata a cercare un supermercato. Ma, avendo fatto tardi la sera prima, leggendo David Foster Wallace, ci sono andata con la mente ingombra di nuove idee,  incredibili costruzioni di frasi e paragrafi per parlare della dipendenza, una delle condizioni umane più... Toh guarda! Una boulangerie… Avranno i macarones? Io adoro i macarones!!

Cosa stavamo dicendo sulla dipendenza? Oh, sì, Wallace, dio sceso in terra per illuminare gli uomini, e il suo capolavoro, Infinite Jest. Riflettevo sulla casualità della prima ingestione da parte del protagonista di un pezzo di muffa… Toh guarda, roquefort! E guarda che bel tronchetto di capra! 

Vabbè. Non scriverò mai il romanzo del secolo, in compenso preparerò un bel tagliere di formaggi locali per pranzo. E dopo la frutta, i macarones. 

Oggi, non potendo entrare a Eurodisney, ne approfittiamo per fare un po’ di spesa e bucato. 
Dopo un leggero pranzetto che ci lascia vagamente storditi a livello intestinale, Fra ed io giochiamo a carte. Neanche due partite e quello trova una scusa qualsiasi per scappare e io mi ritrovo seduta da sola in veranda. 

Riprendo Wallace, e mi ritrovo invischiata in una riflessione sull’esistenza di infiniti più grandi di altri, e su quante cose possono collocarsi tra due cose indipendentemente da quanto spazio ci sia tra esse. Smetto di leggere, persa tra i miei pensieri. Perché anche questo ti fa un bel libro, ti fa smettere di leggere e iniziare a pensare. Dunque esistono infiniti più grandi di altri? E se uno di questi infiniti contenesse, che so, i panni da piegare/ stirare/ smistare, potremmo immaginare un sottoinsieme finito di cassettiere che li contenga e infilarlo in uno spazio infinito creato ad hoc negli spazi vuoti tra un atomo e l’altro della nostra cassettiera? Cioè, tornati a Torino, ce la compriamo un’altra cassettiera?

Termino il pomeriggio in bellezza, fotografando i tre pucciosissimi gattini che nel frattempo erano saltati sulla veranda. 

Cena e nanna, un finale forse scontato, ma che non delude mai, come i macarones.





Nota post vacanza: Non abbiamo comprato cassettiere extra. Non ho ancora finito con Wallace, per via delle note, delle postille, delle virgolette e dei paragrafi infiniti... 


… To Be Continued … 

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