martedì 31 marzo 2015

Breve storia riguardante l'economia del Reame di Castelpollini

Il Preambolo (necessario)

Torno da una corsetta al Ruffini, scattante e fresca come solo un multi-infartuato può essere, mi infilo sotto la doccia e ne riemergo rinfrancata e pronta a scofanarmi due chili di pasta al pesto. 
Con i miei noti affabili modi, nella mia vocina più miele-melodiosa, grugnisco allo sventurato consorte:
“Mi passi la schuko?”.
“Sì… dov’è?”.
“Eh… guarda nella bacinella verde, in mezzo alle calze da piegare.”.
“Ma come ci è finita lì?”.
“Storia lunga, stavo mettendo a posto... metti su l'acqua?”.

Adesso che mi avanzano trenta minuti, ecco la storia, lunga ma non troppo.

La Narrazione (vera&propria)

Questa mattina, verso le dieci, ero appena tornata da fare la spesa al Carrfür, approfittando del buono speciale sconto spesa guadagnato con l’acquisto di un treno merci di uova di Pasqua. 
Stavo riponendo, con garbo, i vari prodotti nei rispettivi e specifici armadi, ante e mensole, quando sentii suonare il campanello. Lasciai perdere il tubetto di dentifricio che stavo scaraventando sotto il lavandino e andai a rispondere.

“Sì, chi è?”.
“La commessa del Carrfür, mi apra, faccia in fretta!!”.

Eh? Ma che cazzo? Sono queste le nuove scuse degli agenti Energia&Luce&Gas&Telefono&OnoranzeFunebri? Poi la curiosità ebbe la meglio.

“Prego...”.

Vidi salire trafelata una signora, sulla quarantina, capelli biondi cotonati, sopracciglia bionde cotonate, french nail gialle cotonate. Mi fece segno di lasciarla entrare e chiudere la porta. 

“Presto, mi dia lo scontrino che le ho battuto un’orafa!”.
“Un’orafa? Intende la commessa della gioielleria nella galleria?”.
“No, è quella cogliona dell’autrice che batte sulla tastiera alla cazzo di cane. Un, apostrofo, ora, staccato fa, prima, quando ha fatto la spesa!”.
“Cavolacci neri fritti in padella! L’ho buttato!”.
“O capperi fritti in salamoia argentina… siamo impanati nel burro acido!”.
“Perché dinci patata parliamo in questo modo assurdo?”.
“Perché quella stupidina dell’autrice si è accorta di avere una figlia alle spalle che la spia”.
“Guarda che è andata a giocare di là col tablet, e passiamo al tu che mi viene più comodo nei dialoghi”.
“Oh meno, male… Dicevo, siamo nella merda fino al collo, sullo scontrino ho stampato per sbaglio l’ordine di acquisto candele che mi hanno affidato i servizi segreti di Castelpollini”.
“La frazione di Cianfruglio?”.
“Proprio quella. È una storia lunga...”.

Così, la commessa del Carrfür si sedette al tavolo della mia cucina, io misi su l’acqua per il tè, e lei iniziò a raccontarmi una storia lunga, ma non troppo.

Da dieci anni a questa parte, la signora Assunta lavorava al supermercato, come cassiera, ma si trattava di una copertura. 
Assunta era in realtà un’agente segreto, al servizio di Sua Maestà Fredigolfo, re del Regno di Castelpollini, frazione di Cianfruglio sul Naviglio. 
Castelpollini si era dichiarata Stato Indipendente dall’Italia nel 2001, con apposito Statuto redatto in triplice copia, di cui una depositata alla Procura di Stato, una nella casa del sindaco di Cianfruglio e la terza copia stampata su pergamena, incorniciata nell’atrio della Polisportiva Locale, adibita a sede del Consiglio Reale.
Re Fredigolfo, il marito di Assunta, aveva un piano per rendere l’economia di Castelpollini indipendente dagli sbalzi del costo del petrolio della vicina Cianfruglio, alla cui pompa di benzina il re lavorava come benzinaio e potatore d’aiuole. Anche se tutti in paese lo additavano come “l’addetto alle pompe”.
L’indipendenza a cui mirava il re, tramite i servigi di Assunta, si sarebbe potuta realizzare attraverso il piazzamento sul mercato estero del prodotto principale di Castelpollini, le CandeleAfrodisiache, realizzate in cera di ocassandro, un albero che trasudava una resina molto particolare e che cresceva solo nel bosco dietro casa sua. I cinghiali locali, leccavano la squisita resina caramellosa, ed era proprio l’irriproducibile combinazione "resina&saliva" a rendere le CandeleAfrodisiache un prodotto unico a livello planetario.

A questo punto, finimmo di sorseggiare il tè, aromatizzato all’arancia e cannella, e io sentii il bisogno di fumare qualcosa, aromatizzata alla cannella e l’arancia chissefrega, per riportare tutto quell’assurdo racconto sui binari della realtà.

Assunta beveva il suo tè, inzuppava i biscottini e fissava pensierosa i fili di fumo che si alzavano dalla mia sigaretta all’arancia, verso il soffitto.

“Quel soffitto andrebbe rasato.”.
“Vuoi morire male?”.

Assunta riprese il suo racconto. 

L’ordine di acquisto, stampato sul mio scontrino, era in realtà un codice catena che il calcolatore, installato da Proderigo, il figlio di 5 anni di Assunta e Fredigolfo, dentro il registratore di cassa, avrebbe inviato al computer centrale del Reparto Acquisti del Carrfür, programmando l’acquisto di 1500 candele all’anno, per i prossimi 99 anni.

“Caspita, ma tutte queste CandeleAfrodisiache buttate sul mercato locale… Non avete paura delle ripercussioni sul tasso di demografia locale? Le infrastrutture presenti potrebbero non reggere l’onda!”.
“Abbiamo pensato anche a quello, mio cugino GianAndrea ha aperto uno stabilimento per la produzione di profilattici speciali, anch’essi altamente afrodisiaci.”.
“Ah.. È difficile produrli?”.
“La parte difficile è convincere i cinghiali a leccarlli…”.
“Vabbè… Vediamo se trovo quello scontrino nella monnezza.”.
“Posso fare qualcosa per te, mentre aspetto?”.
“Sì, se hai voglia, sistemami le calze che ci sono nella bacinella.”.

Assunta ed io ci mettemmo all’opera, io scavavo nella cesta del riciclo carta, lei giocava al memory con le duecentoventisei calze spaiate aggrovigliate sul letto.
Dopo circa mezz’ora, trovai lo scontrino con il codice. Assunta, in preda al delirio, sdraiata a terra, faceva saltare tra le mani tre paia di calze appallottolate a mo’ di giocoliere e canticchiava tra sé "giallo verde blu il calzino ce l’hai tu…”.

“Forza Assunta, ho trovato il codice, dobbiamo portarlo al Carrfür…”.
“Il calzino sul cazzino? ahahah”.

Dalla sua risata isterica, dalle sue iridi sbarrate che mi osservavano attraverso le palpebre violacee semichiuse, capii che Assunta non sarebbe stata in grado di portare il codice da nessuna parte. 
Ma io ormai avevo preso a cuore le sorti del piccolo stato di Castelpollini, e decisi che me ne sarei occupata di persona. Quindi, senza badare a nessun tipo di indugio, mi feci un a doccia, mi vestii, andai a farmi tagliare i capelli e poi portai a termine la stesura mentale di uno dei racconti di pirateria informatica più idioti della Terra, quindi mi recai alla fermata del 15. 
Ma prima avvolsi la delirante Assunta in un piumone, e la appoggiai al marciapiede, chiamando quelli della raccolta rifiuti speciali dell’Amiat. Dichiarai all’operatore telefonico che si trattava di rifiutai altamente tossici, sicura che gli addetti al recupero l’avrebbero riportata direttamente a Castelpollini, dove un fratello del re aveva aperto una discarica illegale per rifiuti pericolosi e cognate deliranti.

Alla fermata del 15 trovai ad attendermi il figlio cinquenne del Re, che nell’attesa aveva preso il cellulare di una signora e le aveva aggiornato il software, facendo una copia di backup dei dati dopo aver convertito l’ombrello della signora in una rudimentale chiave usb. 

“Hai portato la schuko?”.
“Certo, le ultime parole di tua madre prima di crollare sono state chiarissime.”.
“Bene, andiamo”.

Prendemmo il tram, e tempo due fermate, Proderigo modificò la riduzione tedesca inserendo un microchip nano motorizzato. Arrivati al supermercato, caricai Proderigo su di un carrello. Ci aggirammo tra le corsie, fino a fermarci al reparto cellulari, dove finsi di studiare con attenzione gli ultimi modelli della Hwau... Huaua... Hewew… Nokia.
Proderigo scivolò silenziosamente dal carrello fin dietro il bancone, ed inserì la schuko nella presa. L’ordine di acquisto fu praticamente immediato.

Proderigo tornò a casa con lo zio GianAndrea, che era già arrivato a scaricare la prima tonnellata di candele e preservativi, e ci stava aspettando sorridente, con il suo cinghiale da compagnia al guinzaglio.

"E molto affettuoso, non morde, lecca solo".

Io tornai a casa, non prima di aver acquistato un’altra riduzione per il phon. 
Prima di uscire per andare ad assistere al saggio di musica di Ilaria, finii di mettere a posto le calze, e dimenticai la schuko nella bacinella.

Conclusione 

Questa è la non troppo lunga storia di come la fragile economia castelpollinese si risollevò, ciurlando col manico nel culo una multinazionale, grazie al coraggio di molti e alla sbadataggine di pochi.

E mio marito che crede che facendo part-time, di giorno mi annoi… Tzè.

E all'asilo, il saggio di musica di Ilaria? 
Ovviamente lo ha passato piagnucolando e mettendo il broncio a tutti, in braccio a me.
Al "Ma quello è Giorgio, il maestro di musica, ti piace tanto la lezione del venerdì.." della maestra, chiedo a Ilaria "L'hai mai visto?". "NO!!" è la risposta.
E altrettanto ovviamente, a casa, mi ha cantato in privato tutte le canzoni della lezione.


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