sabato 25 aprile 2015

Dio va in piscina. Dio va in piscina?

Dio si sentiva solo e ignorato. 

Era partito tutto da lui, e poi? Poi il blog aveva preso una strana piega. 
L’autrice non aveva mai avuto un buon rapporto con le pieghe, infatti i suoi capelli, negli anni, si erano notevolmente ridotti in lunghezza. Ma cosa centra? Qui si parla di pieghe narrative, mica tricologiche.

Dai post su Dio si era passati in scioltezza e sgramaticità alle narrazioni dei cazzi altrui e privati, al riassunto di una serie televisiva altrimenti inspiegabile, a mamme incapaci, recensioni cinematografiche e museali, e approfondimenti storici. Un blog molto culturale, eh, inzomma...

L'autrice si accorse del recente disagio di Dio e decise quindi di dedicargli un piccolo post.

Piccolo Post

Adesso che Dio era entrato nel pieno dell’adolescenza, molti pensieri frullavano nella sua testa, e in altre parti del corpo. (N.d.A.: A proposito, devo ricordarmi di controllare su google quali sono i termini del reato, se tale reato si configura, di vilipendio alla religione.)

Dio c’aveva le fregole. Voleva andare al parco da solo, voleva un cellulare per messaggiare con i suoi amici (N.d.A.: ed ecco i primi sintomi di una sindrome di iper-comunicatività che avrebbe avuto forti ripercussioni future), voleva andare a dormire a casa dei suoi amici. Voleva crescere, e anche in fretta.

"Mamma, esco!!".

"Dove vai?".

"Che stress, vado al parco...".

"Vai a spalmare il sedere sulle panchine vicino al pattinatoio? Ma cosa avrete da dirvi tutto il giorno…".

"Cheppallemaaaa".

"Non mi piacciono quei ragazzi più grandi di te. Stanno sempre a fissare il vuoto, come se stessero pensando a chissà che..."

"Siddartha è stato mollato dalla tipa...".

"Se ne farà una ragione.".

"Sai che quest’estate andrà a fare la stagione in un bar vicino a Rimini?".

"Ma dai… che bravo ragazzo, almeno tira su due denari per non pesare sulla famiglia.".

"Solo che non sa ancora bene come fare per arrivarci, perché il regionale non si ferma nella frazione di Nirvana…".

"Comunque vedi di tornare presto che vengono gli zii a cena!".

"Nuoooo, cheppalle, quel cagacazzo di Allà…".

"Bada a quello che dici Dio, Allà è un ragazzino educato e a modo!!".

(Borbottando, allontanandosi...)

"Seee certo, certo, quando siamo a tavola, poi le so io le palle che mi frantuma in cameretta. Oh, è fissato!!".

(Imitando la vocina perfora-timpani di bambino che vuole a tutti i costi la tua attenzione

"E ti sei già fatto la barba? Ogni quanti giorni? Quanti centimetri pensi che possa crescere? La barba? Sì certo la barba, cosa pensavi? E le donne? Secondo te gli deve ancora crescere? Come.. sì sempre della barba parlo…”.

Morale della favola, che mi sembra sempre un’ottima chiusura per qualsiasi racconto religioso, Dio passò tutto il pomeriggio al parco.
Tornò a casa tardi, con gli occhi arrossati. La mamma, sempre distratta quando cucinava, gli ricordò che dopo la piscina era meglio mettersi un po’ di collirio. Per sicurezza Dio andò in bagno a inumidire costume, accappatoio e ciabatte, e li ributtò nel borsone del nuoto. Poi si sedette a tavola e fece magicamente sparire due porzioni di lasagne.

"Hai messo il collirio? Hai ancora gli occhi arrossati" disse la mamma "ma non può essere raffreddore perché hai una fame quasi innaturale!".

"Cara, cosa hai messo nel riso" chiese il papà "hai abbondato con le spezie? C'è uno strano odore nell'aria...".

"A me sembra venire dai capelli di Dio..." osservò la zia.

"No, credo siano gli strascichi del trattamento antiparassitario, vero Dio?" ipotizzò la mamma "Ti sei messo il balsamo alle ortiche?".

E il nonno, a bassa voce, in modo che solo Dio lo sentisse: 

"Poi me ne dai un po'?".

"LOL Nonnooo!!".

"YOLO".



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