martedì 21 aprile 2015

Modigliani, la Gam, gli amici di Modigliani, mio marito... blablabla.

La Galleria d’Arte Moderna si trova vicino all’incrocio fra due grandi corsi di Torino, ed è molto piacevole raggiungerla camminando, sotto un sole non troppo caldo, sui marciapiedi ombreggiati dagli alberi, ricoperti di foglie (N.d.A.: gli alberi).

Arrivando a piedi da corso Re Umberto, non si può non dedicare un piccolo pensiero all’osservazione dei chewing-gum sputazzati a terra, e all’ottima analisi di antropologia sociale che uno dei più illustri torinesi ne ricavò. Ma passiamo oltre, prima che il confronto con chi sapeva come agganciare l’una all’altra le parole, mi porti a desistere.

Alla Gam ho visto la permanente…

- Hai fatto la permanente?
- Minchia, Fra…
- Ma non la scrivi l’altra vero?
- No no, tranquillo (*sogghigno dell’Autrice)

…e ovviamente ho visto “Modigliani e la Bohème di Parigi".

- Ma c’erano gli scritti originali, i quadri dell’epoca?
- Quali scritti? (*il sogghigno si amplia...)
- Ma non era uno scrittore quello che sei andata a vedere? Machiavelli… No? Chi è che hai detto?

Approfitterò di questo post per presentare un piccolo aneddoto, solo per far capire che mio marito non è scemo, è solo distratto.

"Tre anni or sono, dovendo iscrivere Ilaria al nido, andai a visitare qualche struttura, per informarmi, e salvai sulla rubrica del cellulare il numero della responsabile del nido vicino a casa. Il nido si chiamava Luca Tortuga.
Passavano i giorni, facevamo cose, andavamo in posti, vedevamo genti... 
Ma il viso del mio consorte si allungava, in quello che potremmo definire un musone.
Alla fine, la bolla immobiliare esplose:
- Senti, non prenderla a male, non volevo proprio farlo, non sono fatto così… ma mentre spegnevo la sveglia, ti assicuro per puro caso o errore, ma non sono io che volevo guardare non l’avrei mai mai mai fatto, mi si è aperto il menù delle chiamate in uscita e… ma chi cazzo è sto Luca?
- Luca?
- Luca Tortuga.

Non sono necessarie ulteriori parole. 
Torniamo alla Gam. Ma a quest’ora è chiusa. E sti cazzi?

Per quanto riguarda Modigliani, bella mostra, cose appese alla giusta distanza tra loro, per apprezzare senza dover per forza ballare il can-can con gli altri spettatori. (N.d.A.: Sarebbe meglio leggere qualcosa scritta da chi ne capisce, o sfogliate le immagini su Google, io non sono pratica.)

Opere di amici e colleghi dell’epoca erano esposte al fine di ricreare un po’ l’ambiente, cose così. 
C’era la Parigi degli anni ’10, c’erano le foto di questi ragazzi che, nel momento in cui la foto era stata scattata, erano vivi, avevano interessi, sogni e speranze, come noi adesso, che li portavano a creare ma nello stesso tempo a vivere, mangiare, fare la spesa. Poi c’era questo pene gigante…

Pene gigante?? Pene gigante. Oh cazzarola. 

Erano proprio come noi, dei grandi supercazzolatori. 
E Constantin Brâncusi era decisamente il primo. 

Arte Africana, Cubismo, i templi della Cambogia, la ricerca sperimentale delle forme ancestrali… Seee... 
Tante chiacchiere, poi lei probabilmente non gliel’ha data, e lui l’ha ritratta in forma di Pene Gigante. E quando lo hanno tolto dal Salone degli Indipendenti, magari si è pure dovuto incazzare per finta. 
Io me lo vedo lì, a sghignazzare sotto i baffi, mentre si altera e spiega che "...no, non è un Pene Gigante, è una Donna con Grandi Tette (pardon, con Busto Prosperoso) e un Lungo Collo che sostiene un Viso Rivolto Verso il Basso!". A significare la vanità della donna in questione. E dietro tutti i suoi amici a ridere.

"L'arte non è un caso" sosteneva spesso Constantin, accompagnando la parola "caso" con enfatiche svirgolettate fatte con le dita. E di nuovo giù tutti a ridere...

A Constantin!!! 
Non regge… Non regge proprio.
Meno male che non c’avevi Facebook va...



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