domenica 4 ottobre 2015

Francia 2015 - Giorno VIII - IX -X

Giorno VIII

Mattina. Dischiudo gli occhi osservando un raggio di sole che illumina il cuscino, i passerotti cinguettano di fronte alla mia finestra e un profumo di tè caldo pervade la camera da letto…

- Mfmfmnoncibeviamoummcappuscino?
- Eh?
- Cappuscino,sì?
- Non vuoi il tè?
- SGRUNT!!
- Ok, scaldo il latte, vuoi le fette biscottate?
- MMWUAGGRAAHH!!!!mmcruassaaaant!!eccheccavolo...

Da 12 anni, mio marito ha due opzioni per la colazione (escludendo il bar, quando è in ritardo), da solo o con un troll di montagna (una roba che i miei figli, che a volte nel weekend si svegliano prima di noi, quando mi vedono entrare in cucina scappano come la compagnia dell’anello a Moria). 
Questo potrebbe agevolmente introdurre l’argomento "le imitazioni di Gandalf", ma cerchiamo di restare focalizzati sulle ferie.

Oggi andiamo di nuovo negli Studios, dove si trova anche la PlayHouseDisney. 
Qui ci aspetta una Principessa Sophia alta 170 cm, con un’inquietante testona che ondeggia di qua e di là, che invita sorridendo e salutando i bambini ad unirsi a lei nelle danze festose. A Sophia si unisce Jack dell’isola dei pirati, anche lui altissimo e con un testone enorme. Dopo le danze festose, con metà dei bambini saldamente attaccati ai pantaloni dei genitori, si aprono le porte di un teatro senza sedie. 

Lo spettacolo dal vivo della Casa di Topolino bisogna sciropparselo seduti per terra, mentre dal cielo piovono bolle di sapone, nastri e foglie d'argento, che si agglomerano sulle teste degli spettatori in una  iridescente pappetta schiumosa.

All'uscita pioviggina e decidiamo di tornare a casa un po’ più presto del solito (ma facciamo ancora 4 o 5 giri su giostre sparse per tutto il parco, ammazzando quei due anticorpi che erano sopravvissuti alla moquette color stafilococco della Casa di Topoino). 

Stranamente Ilaria protesta, ma non più di tanto, forse l’idea di allontanarsi da Sophia e Jack prima che faccia buio non le sembra così malvagia.

Giorno IX

Ah! Non mi sono fatta fregare dalla X. 
Quarto giorno di visita a Eurodisney. Un po’ stufi di mangiare seduti su una panchina, ci imbuchiamo al RodeoRanch per un picnic illegale. Apparecchio con ostentata indifferenza la tavola, normalmente destinata ai consumatori paganti, e ci sediamo tutti e cinque, scartando furtivamente i nostri panini casalinghi e appoggiandoli sui tovaglioli per far finta di averli appena acquistati al banco. Il tubo di patatine è un po' più difficile da dissimulare, quindi ce lo passiamo sotto il tavolo. 
Ma qualcosa non va. 
Un brivido corre lungo la schiena, come se gli occhi di qualcuno puntassero nella nostra direzione. Mi giro, ed eccolo lì. Pippo. Alto e incombente, fortunatamente circondato da bambini esultanti, in coda per foto e autografo, che gli impediscono di scagliarsi con violenza su di noi. Ma si vede dall’espressione famelica che vorrebbe tanto trascinarci al banco e costringerci ad acquistare un menù del cow-boy, panino patate e bevanda 19 euro. 

Sooca Pippo!!!

(N.d.A.: Oltretutto, finito di mangiare, ci accodiamo per fare una foto con Pippo. Ilaria lo abbraccia e lo saluta con un entusiasmo imbarazzante.)

Nel pomeriggio i bambini hanno fatto una ricerca di marketing sul campo, confrontando i diversi preventivi che si erano fatti inviare, per decidere come investire i 20 euro a testa che avevano come budget, messo loro a disposizione da un’opera di crowdfunding ristretta (i nonni). 
Sara si è presa una tazza a forma di testa di Yoda (“Ma così sembra che bevi dal suo cervello” cit. Davide), Davide si è appropriato di un blaster delle Truppe Imperiali (“Non puoi portarlo a scuola, è troppo rumoroso, ma non preoccuparti, ci gioco io… ehm… te lo tengo in custodia io mentre sei a scuola” cit. Mamma) e Ilaria ha preso una Aurora di peluche.

Non appena Ilaria ha capito che la bambola, ammirata per giorni nelle centinaia di DisneyStore che costellano Eurodisney, era finalmente di sua proprietà, tanta era la voglia di sedersi con calma e giocarci che ha iniziato a chiedere, anzi ad affermare, che era il momento di tornare a casa. 
Ah sì, certo. 
Dopo 3 giorni di spettacolari evoluzioni acrobatiche per trascinarla alla macchina, con sprizzi di lacrime bava e muco che investivano noi e i passanti riducendoci peggio di Will Smith nel finale di Man in Black, io ti riporto a casa così, come se niente fosse. Bastava dirlo, no? Compratemi una bambola al giorno e tornerò a casa felice e sorridente, camminando anzi saltellando gioiosamente dall’uscita fino al parcheggio (svolazzando a volte, sospinta dalle nostre allegre pedate). 


Giorno X

Domenica, e noi ce ne andiamo a Parigi. 
Ormai spavaldi, navigati ed esperti di uscite autostradali, ponti, parcheggi e lo stadio di Bercy come punto di riferimento… 

- Quale stadio?
- Quello grosso, ci passiamo davanti tutte le volte che veniamo a Parigi. (N.d.A.: Questa è il secondo giorno, in auto. La luna di miele l'abbiamo fatta in treno e non conta.
- Ah, boh, non l’ho mai visto.
- Mah! Andiamo a parcheggiare dall'altra parte del fiume
- Ma abbiamo già passato il ponte.
- Sì, ma c'è l'ile de la cité, il fiume si sdoppia...
- Ah sì? 
- Ussignur.

Prima tappa Pantheon, poi Orsay. Usciamo dalla metro e notiamo una piccola, quasi invisibile coda. 
Era la domenica dei musei gratis (questa frase andrebbe letta in tono fantozziano).

Vabbè, scartiamo i panini e ottimizziamo i tempi morti con un bel picnic in verticale. Una volta entrati nel museo, esploriamo con calma tutto il primo piano, cosa che ci ha preso all’incirca un’ora. 
Indescrivibile la faccia di Davide quando gli ho detto che quello era il primo di cinque piani… Essendo l’Orsay una stazione ferroviaria dismessa, i piani superiori non hanno l’estensione del primo, inoltre i piani 3 e 4 li abbiamo praticamente saltati visto che non è questa l’età per approfondire tutte le differenze tra l'Art Nouveau svedese e quella danese. 
Il quinto piano però, dedicato agli impressionisti, era irrinunciabile, come il primo. Quando mai avremo di nuovo l'occasione di vedere i capolavori di Monet della collezione dell'Orsay? 
A Torino, dal 3 ottobre alla Gam. Ops.

Ovviamente, anziché approfittare dei cessi del museo, nonostante glielo avessimo “incessantemente” (ehehe) chiesto quando eravamo dentro, appena usciti dall’Orsay Ilaria reclama a gran voce un bagno. 
Ci dirigiamo verso la metro, sperando di adocchiarne uno per strada, o magari un McDonald, ma niente. 

Ilaria incredibilmente resiste, tiene duro anche durante lo scambio per la linea del metrò che nel frattempo ci stava portando alla meta pomeridiana, Montmartre (sempre per la questione ottimizzazione del tempo).
Ai piedi della basilica troviamo finalmente un cesso pubblico, di quelli che si auto-lavano-e-disinfettano da soli dopo ogni cliente. Questo procedimento fa sì che l'attesa possa durare anche 40 minuti, con dieci persone davanti. Dopo tanto correre, un po' di saltelli sul posto fanno bene a tutta la famiglia.

Liberati dal peso del materialismo moderno, siamo pronti ad affrontare l'ascesa spirituale verso il Sacré-Coeur. 
"Prendiamo la funicolare?" "Un euro e ottanta, a testa, per 300 gradini? Camminare!" (N.d.A.: Forse non ci siamo liberati proprio di tutto tutto il materialismo moderno.)
Ci arrampichiamo quindi lungo la scalinata impervia, osservando un artista di strada che palleggia in bilico su una colonna, mentre un paio di artisti della prestidigitazione borseggiano i turisti. 
Visitiamo rapidamente la basilica, messa in corso, si prega di non disturbare, mentre un paio di devoti locali borseggiano i turisti.
Ridiscendiamo la scalinata e ci fermiamo per rilassarci un po’ sulle panchine, mentre un venditore di crepes alla nutella alleggerisce i turisti (in questo caso, noi) di 10,5 € per 3 crepes. 
Un paio di clochard, di cui uno italiano, chiacchierano fra di loro in un mix italo-francese, argomento principale "non si borseggia più come una volta".

Chiudiamo la nostra ultima visita a Parigi con una passeggiata per le stradine pittoresche di Belleville, dove riesco a farmi fregare gli ultimi euri dalla perfida commessa di un negozio di creazioni artistiche di cioccolato, caramelle e biscotti, che mi sbatte sotto il naso i suoi irrinunciabili macarones cioccolato, pistacchio e mandorla. 

... To Be Continued ...


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