sabato 23 maggio 2015

Gita a Cuorgnè. 23 maggio 1002.

"Ricostruzione romanzata basata su documenti storici".

Un uggioso sabato sera di metà maggio, nell’anno domini 1002 d.C., il marchese Arduino da Pombia e la moglie, Berta degli Obertenghi, si recarono in visita a Cuorgnè. 

I marchesi avevano passato l’intero pomeriggio in dilettevoli passatempi, tipici della nobiltà dell’epoca. Arduino si era recato dal barbiere di corte, per l’annuale tonsura del secondogenito Davide. Berta si era dedicata al suo passatempo prediletto, l’arte. 

Dopo aver preparato tele, pennelli e terre colorate alle figlie, le aveva lasciate a devastare le cucine del palazzo. La figlia minore, che verrà spesso citata nelle cronache dei secoli successivi, come la leggendaria Ilaria L’Isterica, aveva brandito ed agitato per tutta casa un pennello sbrinciante tempera verde, al grido di “è sporco, è sporcoooo”. 
La marchesa, finito di ripulire il gran casino, passò il resto del pomeriggio ritirata nei suoi alloggi, a decorare riproduzioni di antichi quadri, deturpandoli con scritte da lei considerate amene (N.d.A.: si possono ammirare le sue creazioni sulla pagina FB Se i quadri parlassero come gli operatori di CallCenter ).

Prima di uscire, i nobili coniugi decisero di far dormire un po’ Ilaria, ma l’impresa si rivelò più ardua del previsto. 
“Dormirà in carrozza” fu l’inesatta sentenza del padre.

Al calare del sole, la famiglia uscì, in nobile corteo, dribblando abilmente l’amministratore di corte, venuto a chieder notizie della rata di marzo dell’approvvigionamento legna per le stufe del palazzo reale.

Arduino, nelle sue visite in campagna, era solito condurre da sé la carrozza. Sua moglie sedeva accanto a lui, fornendogli indicazioni sulla direzione da prendere e cantando le sue canzoni preferite. Gli storici non stentano ad immaginare, anche rileggendo i diari personali del marchese, come in certi frangenti Arduino si ritrovasse a pensare “Ma quella sera, se attaccavo bottone col barista, non era meglio?”.
Nei rari momenti in cui Berta taceva, gli strilli di Ilaria L’Isterica coprivano persino il nitrire dei cavalli. “Ho bibi pancia, ho fameeee”. 
“Mangerà in pizzeria” fu l’inesatta sentenza del padre.

Una volta giunti in quel di Cuorgnè, fecero visita alla rinomata Crota locale, rimpinzandosi di focaccine (tutti tranne Ilaria), formaggi di produzione locale e polenta (tranne i nobili rampolli, che non apprezzavano i gusti forti dei formaggi stagionati).
"Hanno mangiato pizza come al solito" avrebbe commentato la nonna, se mai avesse letto il blog di Berta.

Le cronache ci raccontano di come Arduino e famiglia presenziarono quindi al corteo di sbandieratori, villici, monaci, suonatori di tamburo, crociati, appestati e cavalieri a cavallo. 
Il marchese assistette felice alla gioia di suo figlio, che esultava nello scoprire che i cavalli del corteo avevano lasciato nelle strade dei cumuli di cacche alti come un bambino di 2 anni. 
“Da grande farai il cavaliere figliolo?” chiese Arduino. “No, farò il tamburo!!”. 

Arduino aveva già attraversato un dolore simile quando, accompagnando il figlio alla prima partita di basket della sua vita, e avendone notato con gioia l’eccitamento e lo stupore, aveva domandato “Da grande farai il giocatore di basket?”. “No, voglio entrare nella tifoseria della PMS, uooooooo!!!”. 

La serata era ormai conclusa, la famiglia si incamminò verso la carrozza. 
Ilaria L’Isterica, che già all’andata aveva dormito poco, decise di sottolineare con un potente gesto artistico l’incapacità educativa dei marchesi, e al contempo volle battere il record, precedentemente detenuto dal fratello, di peggior viaggio in auto in famiglia. Da Cuorgnè a Torino, il pianto fu ininterrotto. 
“Crollerà prima di arrivare a casa” fu l’inesatta previsione del padre. Ancora un quarto d'ora di feroce tira e molla attendevano i genitori nelle stanze delle principesse.

La marchesa, prima di andare a dormire, compilò i diari familiari e aggiornò il suo blog, permettendo così a noi storici la ricostruzione di una giornata di svago e riposo, di una famiglia di nobili, nel Piemonte di mille anni fa.


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